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"Labirinti" dei Sindrome del Dolore, distribuito online dalla Visioni Production (etichetta specializzata in generi musicali underground) è il terzo album della rock band beneventana. Le coordinate su cui il gruppo si muove sono quelle di una punk-wave ispirata tanto dalla sacra triade dei padri fondatori del punk rock (Ramones, Sex Pistols, Clash) quanto dalle band new wave 80iane più genuinamente melodiche e alternative  (Cure e The Smiths in primis). Il disco si apre con "La Verità", dichiarazione di intenti immediata della band al ritmo di un punk melodico e irriverente: noi facciamo ciò che vogliamo. La successiva "Labirinti" mischia rock moderno, new wave e synth pop ed è sicuramente uno dei brani che vi ritroverete a riascoltare forte di un ritornello (e non solo) che resta in testa e non se ne va più. "Il Nulla" colpisce l'ascoltatore con un riff di tastiera dolcissimo e malinconico quanto certi brani dei Cure da magone  (chi ha detto "Boys don't cry"?), un bellissimo testo e un buon cantato da parte di entrambi i membri della band. In "Inverno", un bel brano tirato ottimo per i live, si avvertono echi del post-grunge alla Brian Molko, per un brano che risulta essere già un classico della band.  "Novembre" è un brano oscuro, dark, molto bello. Su un tappeto sonoro elettronico e industriale i Nostri cantano di disillusione e follia. Le successive "In tua assenza" e "Quanto vero c'è" sono due splendide ballate, quasi acustica la prima, più distorta la seconda ma entrambe molto valIde. La successiva "E i tuoi vent'anni una feral mattina.." è un ottimo esempio di come i Sindrome del Dolore sappiano sorprendere l'ascoltatore senza restare chiusi in una formula fissa. 

Con "Presenti appassiti" la band strizza l'occhio al punk metallizzato  (o metal punkeggiante) di band come Venom, Motorhead o Discharge.

"Se alle mie paure lascio scegliere" è sicuramente il brano più oscuro del disco, con un mood alla Joy Division/Ultravox che svela (nel caso ce ne fosse bisogno) quanto le radici della band affondino in certa new wave.

Chiudono l'hardcore furioso di "Vivo nel caos" con la partecipazione di Dj Ra Zac e la versione da pogo punk di "Il Nulla" che, pur mantenendo intatto il gusto per la melodia, vede trionfare le chitarre sferraglianti alla Steve Jones. In ultima analisi possiamo concludere dicendo che Jim Wilde e Gi Emme hanno fatto sicuramente un buon lavoro che potrà interessare sia gli amanti delle sonorità più dure che gli appassionati del nuovo indie e alternative italiano.

 

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